Da:
https://radio-eco.it/public_html/?s=giacomo+de+Nuccio
Parigi. Il 13 novembre 2015 è una data che ci ricorderemo, come un 11 settembre europeo. Sarà una
cicatrice nei nostri ricordi. Racconteremo ai nostri figli, quel venerdì sera in cui tutti rimanemmo senza
parole davanti alla tv mentre scorrevano le immagini della strage, delle bombe e la gente fuggiva
gridando. Quel venerdì sera in cui la guerra è arrivata in Europa, è arrivata in una città che tutti abbiamo
imparato a conoscere.
I pensieri a caldo si accumulano e a volte hanno bisogno di una valvola di sfogo. Per questo abbiamo deciso
di pubblicare questo articolo raccogliendo quelli di alcuni dei nostri blogger, riuniti in un solo pezzo. Come una
sola voce che speriamo faccia Eco. Riflettere prima di tutto, per non dimenticare.
Giacomo De Nuccio
Siamo tutti figli di Caino ma abbiamo il dono dell’oblio che vince quello della memoria. Ma forse è la memoria
mai sopita di glorie trascorse ad armare la mano di un Oriente allo sbando che spara nel mucchio per essere certo
di andare a segno. Neppure l’Occidente è smemorato e tuttavia pensa di porsi in salvo sulla strada
dell’inconsapevolezza. Non è tempo di piangere i morti questo in cui forte è, invece, il richiamo al dovere della
ragione che valica il pianto e la rabbia. Facciamo sentire la nostra voce ma che sia costruttiva e alta e forte affinchè
la sua eco non si spenga con la sepoltura dei morti, anch’essa morta e sepolta nel fango dell’ignavia e d
ell’indifferenza. Nessuno si senta escluso, nessuno al sicuro.
Eleonora Cocciu
Per l’ennesima volta la violenza e la brutalità, armi dell’ignoranza e della malvagità, hanno ferito una bandiera,
tinta di orgoglio e fiera di se stessa. Bisogna continuare ad agire, anche col pensiero, affinché questa bandiera
continui a sventolare impavida, perché le cicatrici rinforzano, la violenza porta solo distruzione.
Gaia Barillà
“Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia” (Karl Kraus). Di fronte all’orrore dovrebbe scattare in automatico
un silenzio rispettoso, volto alla riflessione. Invece, mentre il mondo si stava svegliando da una lunga notte di
cordoglio per gli attentati nella capitale francese, sui social continuavano a comparire i messaggi più svariati.
Dall’ipocrisia delle preghiere di chi ha voluto placare con un hashtag i propri rimorsi di coscienza, all’auspicio di
un ritorno alle Crociate, dalla strumentalizzazione delle morti per seminare terrore e tentare di intascare qualche
voto in più, alla trasformazione della Fallaci in profetessa e di Dio in capro espiatorio. A spaventarmi non sono le
bombe e i kalashnikov che minacciano l’Europa (che, peraltro, hanno già avuto la loro parte in altri conflitti nel resto
del mondo), ma certe reazioni volte a fomentare l’odio e la violenza. Rischiamo di cadere in un circolo vizioso
pericoloso: è la generalizzazione il vero male per la Società.
Alessio Foderi
Davanti ai colpi che rimbombano in diretta alla televisione e l’eco automatica di brividi sulla pelle, provo a riflettere
sui concetti di limite e libertà oggi. Noi occidentali abbiamo il vizio di fingere di conoscere il limite e vantarsi di
essere liberi e tutelati. Adesso paralizzati dall’amarezza, abbiamo incredibilmente paura. Quella paura che sapevamo
esistesse, ma che da bravi orgogliosi nascondevamo nelle tasche più remote del perbenismo della nostra società.
Quello che si dava per scontato viene rimesso in discussione, e in ballo ci siamo tutti noi, le nostre vite. Dobbiamo
ripulire e ripulirci, gettando via quell’arma, forse la più letale, che blocca la libertà: l’ignoranza.
Gabriele Flamigli
Il dolore e la paura, quelli veri, sembrano indicibili; ogni tentativo di parlarne sembra vano. Ed è proprio del silenzio
che il dolore e la paura si nutrono. Oggi non restiamo zitti davanti a quello che è successo: diamo la parola alla
tristezza, lasciamo che i suoi lamenti coprano gli scoppi della violenza, i peti della propaganda e il ronzio
dell’opinionismo. Oggi soffriamo e chiediamoci cosa ci costringa a soffrire. La collera di un dio? L’avidità di pochi
uomini? L’ignoranza di molti? Soffriamo, interroghiamoci, dialoghiamo: il dolore, la paura e i morti avranno
un significato.
Maria Vittoria Giardinelli
Non mi addentrerò nella questione su quanto sia improbabile e complicata la faccenda sulla remota possibilità
di annientare l’ Isis. Nella mia mente però martellano le innumerevoli riflessioni lanciate da Slavoj Zizek, f
ilosofo e psicanalista sloveno, in uno dei suoi ultimi libri: ”Islam e la modernità”, che ho letto a perdifiato e ho
assaporato fino all’ultima, provocatrice, lettera. In primis urlava al non – sense: ”Se i cosiddetti fondamentalisti
di oggi credessero veramente di stare percorrendo la via della Verità, perchè mai dovrebbero percepire i non
credenti come una minaccia?”; dopodiché citava a d’uopo qualche versetto di William Butler Yeats: ”I migliori
difettano d’ogni convinzione, i peggiori / sono colmi d’appassionata intensità”. I peggiori chi altro non posso
essere se non loro, avviluppati nelle catene del fanatismo religioso, sessista e razzista? Ma i migliori mancanti
di ogni convinzione chi sono?