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Omaggio ad Elena Salibra
·
December 3, 2015
Morte villana, di pietà nemica,/…./
distrutta hai l’amorosa leggiadria.
(Vita Nuova VIII 8-11; Rime VII. vv1 e 16)
Rubo
due
versi
del
sommo
poeta
come
omaggio,
nel
primo
anniversario
della
sua
scomparsa,
al
sorriso
e
alla
grazia
di
Elena
Salibra,
poeta,
insigne
docente
di
Letteratura
italiana
contemporanea
all’università
di
Pisa
e,
per
me,
anche
preziosa
amica.
Segno
di
stima
e
di
affetto
nei
miei
confronti
la
sua
presenza
alla
mia
cerimonia
di
laurea,
in
cui
già
allora,
a
mia
insaputa,
era
impegnata
in
un’ultima
battaglia.
Ci
vediamo
presto,
il
mio
saluto,
e
non
sapevo
ch’era
un’involontaria
bugia.
A
distanza
di
appena
quattro
settimane,
nella
penombra
di
una
chiesa
profumata
d’incenso,
indistinto
tra
mille,
le
ho
porto
l’estremo
saluto
ma
non
il
limite
del
mio
affetto.
Molti
fra
coloro
che
leggeranno
queste
righe
hanno
avuto
l’opportunità
di
apprezzare
Elena
Salibra
come
docente,
non
tutti,
forse,
come
poeta,
non
tutti
quanto
me
che
al
riparo
della
sua
fiducia
sono
maturato
e
ho
ripreso
quel
piacere
di
vivere
in
parte
disperso
nel
mio
labirintico
e
avventuroso
percorso;
con
lei,
siciliana,
ho
condiviso
non
solo
l’amore
per
la
poesia
ma
anche
l’affetto
infinito
e
tormentato
nei
confronti
della
propria
terra.
Amabile,
ironica,
innamorata
della
parola
quanto
della
vita,
forte
a
dispetto
dell’esile
figura,
la
ritroverete
così
nei
suoi
versi
offerti
al
mondo
con
grande
umiltà,
senza
maiuscole.
Cinque
le
raccolte
poetiche
:
Vers.es,
Diabasis,
Reggio
Emilia
2004;
Sulla
via
di
Genoard,
Manni,
San
Cesario
di
Lecce
2007;
Il
Martirio
di
Ortigia,
Manni,
San
Cesario
di
Lecce
2009;
La
Svista,
A&B Editrice, Catania 2011; NORDICHE, Stampa, Azzate (VA) 2014.
I
ricordi
dell’infanzia,
della
giovinezza,
il
passaggio
all’età
matura
e
quello
attraverso
l’esperienza
amara
della
malattia
snodano
sulla
pagina
con
riflessiva
levità,
il
viaggio
della
vita,
la
sua,
raccontato
senza
facili
cedimenti
a
superflui
rimpianti
o
ad
una
nociva
autocommiserazione.
“
La
poesia
”,
soleva
dire,
“
è
ricerca
faticosa
e
paziente
della
parola,
quella
giusta
”.
Questa
ricerca
è
più
evidente
nella
prima
raccolta,
più
fluida
nello
svolgersi
delle
successive
fino
ad
arrivare,
come
afferma
Marco
Santagata,
ad
“
Una
sintassi
calma
e
distesa,
una
tramatura
che
occulta
la
ricca
tastiera
fonica
soggiacente,
[…]
una
lingua
che
riesce
nella
difficile
impresa
di
evitare
ogni
connotazione
colta
e
di
non
scadere
nel
quotidiano…
”
(Postfazione
a
La
Svista
),
un
modo
di
fare
poesia
che
spesso
impegna
anche
la
vista
per
la
non
casuale
disposizione
del
verso
sulla
pagina.Difficile
una
scelta
di
componimenti
da
proporvi,
il
mio
è
un
invito
a
leggere
tutte
le
raccolte,
ma
due
versi,
profondi nella loro semplicità, non possono mancare:
senza
si spoglia a poco a poco il guardaroba
della casa aterna. qualche gruccia
oscilla amala pena appesa al muro
del sottoscala.
nell’umidore dell’inverno il vuoto
ci coglie sulla soglia.
GRAZIE PROF!
Giacomo De Nuccio