GIACOMO DE NUCCIO
Come fare ad essere legare la vita, esistere. Non aspetterò che di trasformarmi Io nascerò di nuovo. (Giacomo 1995)
Ali di Parole poesie 1995 - 2002 Edizioni Oèdipus Salerno - Milano
  [...] Immergo le mie dita  nell’incontro del tempo e ali di parole disegno senza tempo[...]
Ali di Parole (dalla postfazione) [...] Le poesie prendono forma come vere folgorazioni ... (La neve ... copre ogni cosa. / Alle pieghe della terra/ ricama trasparenti giochi di luce...”), sgorgono con forza sorgiva che si accompagna, nel corso dell’ultimo periodo, ad un crescente e consapevole controllo del testo. Le idee si materializzano in versi senza difficoltà creativa e nuove idee scaturiscono dall’acco- stamento di immagini inconsuete, il flusso genera talvolta un’atmosfera incantata, altre volte i toni sono scabri ed evocano le asperità della vita. Le parole suggeriscono più di quanto dicano; e sono quelle di sempre, di ogni giorno, ma anche, come spontaneamente germi- nate, quelle che nessuno oserebbe pensare patrimonio lessicale di un adolescente: termini aulici vocaboli desueti, che affiorano dal profondo humus personale; suggestive ed arcane rispondenze che suonano inattese ai sensi di chi legge: ”Volteggia felice, /la danzatrice / ... Attenta e leggera / efferti dal nulla, / ridenti / roboanti, li percuotono...Spesso i nessi sintatici sembrano eclissarsi; il nostro poeta non esplicita i nessi logici tra le parole; vuole e sa giocare con le metafore, le alliterazioni, le analogie e perfino con gli ossimori: “Da tristi recessi / ti scopro / lontana e presente / perduta e ritrovata / era / smarrita e dolce / amara età del gioco ...” Oggetto della sua ispirazione sono ora gli ambienti delle sue giornate di scolaro, gli affetti familiari, gli amici e i compagni che presenta, talvolta, con ironia e fresche pennellate di colore; ora i momenti di gioia, ora quelli dell’amarezza di ogni giorno; nella quotidianità si colloca la lucida analisi sul senso profondo della vita. Giacomo, infatti, sembra captare l’essenza delle cose, significati nascosti che un occhio meno attento del suo non è in grado di cogliere e ritrae nei propri versi, ancora forse senza la consapevolezza che il processo naturale dell’età inesorabilmente arreca, il doloroso desti- no delle “umane genti”: “ Oltre i sentimenti / la paura di vivere, / senza esistere / senza dare voce / all’animale che affligge / dentro ruggisce / e urla” Sovente gli aspeti della natura che lui ritrae si trasformano in oggetti-simbolo, della condizione umana; è così per il vento che, come costante tematica, accompagna il suo itinerario poetico assurgendo a simbolo delle varie fasi della vita: “ ... Di ogni cosa / specchio di noi facciamo. /per te e per me /da scrivere è ancora / il lieto fine, / non aspettare il giusto vento, / godi la brezza / che alita su di te / e vola, / le ali inventa / e vola / vola via[...] Egli privilegia rappresentazioni nelle quali vie poeticamente trasfigurata la sua condizione di vita, in cui vengono disgelati i problemi che ogni giorno è costretto ad affrontare: “ ... Ferita spenta è l’arsura di parole, / di brame sopite circondata, / di cruenta lava sepolta. / Ho voglia di sognare / desiderio di fantasia, / di gioia, / siccità di parole / e fatica di vivere / ho”. Le produzioni del giovanissimo poeta ritraggono i lacci, gli impedimenti, le difficoltà di un cammino i salita, spesso irto di ostacoli, elementi questi ultimi che potrebbero fornire la chiave di lettura che sveli l’arché della sua sensibilità a volte anche esasperata e correlata ad una espressività che supera enormemente quella che di solito i suoi coetanei possiedono. Eppure nelle composizioni c’è desiderio di svago, di vivere, di gioire. “Dentro di me, / flue, corre, / gitana balla / si stempera / e gusto spiagge / rogge / del piacere”. Molte delle sue poesie, infatti, si connotano per la ricerca di uno iato che permetta di intra- vedere tra le nere nuvole l’arcobaleno. E’ quanto a chiare lettere appare nella composizione “ Essere”. Del resto il giovanissimo poeta vive i legittimi e naturali momenti della stagione fanciullesca, pur riuscendo a librarsi verso vertici poetici di rarefazione e di purezza metafisica. Giacomo è autenticamente bambino, ed insieme adulto; ha gusti da adolescente, ma sa fare emergere considerazioni profonde con spirito vigile e maturo. Nell’altalena dei sentimenti sembra potersi dire di lui che tenta di “... vivere le proprie contraddizioni senza scappatoie, senza neppure trovarci troppo gusto. Senza fare merce da salotto...” (Eugenio Montale, Intervista immaginaria, in G. Spagnoletti (a cura di), Poesia italiana contemporanea, Milano, Guanda, 1961.  Maria Pia Filippello Luglio 2002                         
La neve La neve, la neve bianca,  bella, lieve, cade. Alle pieghe della terra ricama trasparenti giochi di luce, agli alberi imbianca la chioma. Nell’aria, tersa e lenta, pare finalmente l’inverno Giacomo - 14 dicembre 1995                        
Galanteria   T’apro la porta e passi t’offro un fiore ogni tanto, ti cammino accanto, metto il cuore all’incanto... Uffa bambina mia, che rottura di scatole è la galanteria!   Giacomo - 5 giugno 2002
Torna indietro Torna indietro
giacomodenuccio.it
Home Home Leggere Giacomo Leggere Giacomo Collaborazini Collaborazini Collaborazioni Collaborazioni Contatti Contatti Sulla stampa Sulla stampa Ci hanno scritto Ci hanno scritto Link utili Link utili Collaborazioni Collaborazini Collaborazioni Collaborazioni Collaborazioni Collaborazini Collaborazioni Collaborazioni