Come fare ad essere
legare la vita, esistere.
Non aspetterò che di trasformarmi
Io nascerò di nuovo.
(Giacomo 1995)
vogliamo.it - Via Asiago 3- 21013 Gallarate - VA -
QUELLO CHE SIAMO
Caro Platone,
sebbene
in
ritardo,
ti
chiedo
scusa
per
aver
sorriso
di
te,
ai
tempi
del
Liceo,
e
anche
per
essere
stato
un
tantino
infastidito
da
un
certo
tuo
modo
di
scrutare
la
realtà.
Mi
sembrò
allora
che
le
tue
“idee”
togliessero
validità
a
quel
libero
arbitrio
che
ho
sempre
ritenuto
patrimonio
inoppugnabile
dell’essere
umano.
Quell’attributo,
“innate”,
che
le
accompagna,
suscitava
in
me
un
moto
di
rifiuto,
come
se
qualcuno
stesse
tentando
di
chiudermi
in
una
gabbia
senza
aperture
e
senza
confini.
Niente
più
mi
apparteneva,
altri
avevano
già
scritto
ciò
che
ero
stato,
ero
e
sarei
stato
e
io
potevo
solo
ricordare,
ammetterai
che
darti
ragione
non
era
facile.
Viste
le
difficoltà
in
cui
navigavo
e
la
fatica
che
richiedeva
il
superarle,
mi
sono
detto
che
ammettere
come
vere
le
tue
affermazioni
significava
una
sola
cosa:
la
mia
memoria
era
stata
cancellata
e
io
non
ero
un
esperto
di
informatica.
Provare
un
vago
senso
di
disperazione
e
attribuirtene
la
responsabilità
fu
automatico,
ma
d’altra
parte
tu
che
potevi
saperne
della
facilità
con
cui
si
smarriscono
le
password?
Quando
Sant’Agostino
ti
diede
ragione
mi
sentii
perduto,
ma,
da
buon
credente,
di
fronte
alla
sua
“illuminazione
divina”
sentii
rinascere
la
speranza:
se
c’era
di
mezzo
Dio,
tutto
era
possibile.
Così
ho
ricominciato
a
pensare
che
Faber
est
suae
quisque
fortunae
e
che
Aiutati
che
Dio
ti
aiuta
erano
i
miei
proverbi,
in
fondo
se
tu
avevi
ragione,
dal
momento
che
a
scuola
andavo
bene,
forse
mi
erano
state
assegnate
più
password
e
non
tutte
erano
perdute.
Se
invece
avevi
torto,
continuare
ad
usare
tutto
il
mio
impegno
sarebbe
stata
la
cosa
migliore.Troppo
occupato
a
sciogliere
altri
dubbi
che
non
mi
facevano
affatto
sorridere,
ti
ho
creduto
dimenticato,
relegato
per
sempre
tra
le
pagine
della
filosofia
antica
insieme
al
mio
sorriso
condito
di
ironia,
ma
ecco
che,
dopo
tanti
anni,
tu
rispunti
fuori
dal
testo
di
Linguistica
Generale
insieme
ad
un
certo
signor
Chomsky
che
parla
di
innatismo
a
proposito
del
linguaggio.
Ho
pensato
ad
una
vera
e
propria
persecuzione,
lo
ammetto,
ma
non
ho
più
15
anni,
LG
è
il
mio
ultimo
esame
prima
della
tesi
triennale
e
la
facoltà
di
linguaggio
la
mia
spina
nel
fianco
perciò
ti
ho
ignorato
ed
ho
continuato
a
studiare.
A
distanza
di
alcune
settimane
il
mio
esame
è
quasi
pronto,
un
viaggio
che
copre
più
di
due
millenni,
attraversa
numerosi
aspetti
dello
scibile
umano
e
approda
addirittura
alle
neuroscienze*
sempre
passando
attraverso
le
tue
idee
…
è
sorprendente.
Con
buona
pace
di
Plotino,
Cicerone,
Sant’agostino,
Cartesio,
Leibniz,
……Lorentz,
Chomsky
e
Rizzolatti
tu
sei
stato
il
pioniere
di
un
quid
che
ha
impegnato
tutte
le
successive
generazioni
e
mi
hai
insegnato
che
fondamentale
è
porsi
certe
domande
perché
senza
di
esse
non
ci
sarebbero
mai
risposte
e
più
importante
ancora
è
il
dialogo
con
il
mondo
che,
andiamo
scoprendo
oggi,
è
la
forma
di
comunicazione
che
parte
dalle
nostre
stesse
cellule,
primordiale
e
muta
e
stupefacentemente
unica
forma
che
ci
rende
quello
che siamo.
Addio vecchio Platone, accetta i miei per sempre rispettosi saluti.
*(
Nella mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale-
G. Rizzolatti)
Giacomo De Nuccio – Maggio 2014
Per
gentile
concessione
di
“Cicoria”
-
pubblicazione
quadrimestrale
della
Associazione
“via
Montereale”
-
Pordenone
giacomodenuccio.it